Giovanni Antonio Sogliani e la sublimazione della malinconia: per uno studio critico del Miracolo del pane di San Domenico nel Refettorio di San Marco

«[…] nel vederlo, pareva il freddo e la malinconia del mondo», scrive Giorgio Vasari nel capitolo delle Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri (Firenze, Lorenzo Torrentino, 1550) dedicato a Giovanni Antonio Sogliani, pittore nato a Firenze il 16 settembre 1492 e ivi morto il 17 luglio 1544, di cui il Museo di San Marco conserva un affresco degno di essere rivalutato dalla critica contemporanea e riportato quindi all’attenzione di tutti gli studiosi di Storia dell’arte e del pubblico medesimo.

Dalle notizie biografiche più recenti, pervenute anche grazie alle fonti vasariane, si apprende che Sogliani entra a far parte dell’Arte dei Medici e Speziali il 30 aprile 1515 e Vasari racconta che «[…] da le cose dell’arte in fuori, pochi altri pensieri si dava, eccetto che delle cure familiari, nelle quali egli sopportava grandissima passione […]». Sogliani deve la sua formazione a Lorenzo di Credi – come rammenta altresì Gaspare Celio nel suo Compendio delle Vite di Vasari con alcune altre aggiunte (Firenze, Olschki Editore, 2021) – con cui studia per circa ventiquattro anni «e con esso lui visse con tanta diligenzia osservandolo sempre, che veramente divenne bonissimo pittore e mostrò in ogni sua azzione di essergli fidelissimo discepolo».

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Giovanni Antonio Sogliani, San Giovanni Battista, Cefalù, Museo Mandralisca

Concluso l’apprendistato nella bottega del Maestro, Sogliani manifesta una particolare attenzione al linguaggio pittorico di Fra Bartolomeo di cui ammira «l’opere e la maniera […] e fortemente a esse cercò nel colorito d’accostarsi». È inoltre decisivo per la sua formazione artistica l’influsso leonardesco, attestato in modo evidente dalle prime pale d’altare e dai quadri da devozione privata (si veda ad esempio il San Giovanni Battista del Museo Mandralisca di Cefalù), quindi dall’utilizzo del chiaroscuro e dello sfumato derivati ambedue dalla sapiente pittura di Leonardo. Sogliani, a partire dagli anni Venti del Cinquecento, rivela un profondo interesse per la produzione artistica di Andrea del Sarto che lo condurrà a un significativo rinnovamento stilistico maturato in opere come il Martirio di Sant’Acacio e dei suoi diecimila compagni sul monte Ararat (1521 ca.) nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze, la Madonna della Cintola con i Santi Giovanni Battista, Miniato, Tommaso, Francesco d’Assisi e Giacomo Maggiore (1521 ca.) e la Madonna col Bambino, San Raffaele Arcangelo, Tobia e Sant’Agostino (1521-1522 ca.) entrambe al Museo di San Marco.

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Giovanni Antonio Sogliani, Madonna della Cintola con i Santi Giovanni Battista, Miniato, Tommaso, Francesco d’Assisi e Giacomo Maggiore, Firenze, Museo di San Marco

 

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Giovanni Antonio Sogliani, Madonna col Bambino, San Raffaele Arcangelo, Tobia e Sant’Agostino, Firenze, Museo di San Marco

Una volta entrati nel museo fiorentino, passeggiando tra i portici con archi a tutto sesto, volte a crociera e colonne ioniche che avvolgono il chiostro di Sant’Antonino adorno di fiori, è possibile visitare la suggestiva Sala del Refettorio al cui interno, alla fine dell’antico ambiente caratterizzato da alte volte a crociera, è affrescata la parete di fondo. L’affresco, realizzato nel 1536, è di mano di Sogliani e rappresenta Il Miracolo dei domenicani sfamati dagli angeli. Tuttavia, è importante ricordare anche i dipinti disposti sulle pareti laterali, appartenenti alla cosiddetta Scuola di San Marco, che guidano e accompagnano il visitatore verso l’affresco. L’opera di Sogliani, leggermente isolata rispetto alle tele circostanti, copre gran parte della parete finale della sala e appare come un’imponente pittura completamente regolata da un equilibrio unitario che è riscontrabile nella predilezione di determinate tinte, nella lieve teatralità e nella composta drammaticità dei personaggi.

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Giovanni Antonio Sogliani, Crocifissione e Miracolo del pane di San Domenico, Firenze, Museo di San Marco, Refettorio grande

Il programma iconografico comprende pertanto due scene distinte e al contempo unite armoniosamente tra loro, poiché disgiunte unicamente dalla trabeazione dei pilastri: la Crocifissione nella parte superiore e il Miracolo del pane di San Domenico nella parte inferiore. Le Vite di Vasari contengono una breve descrizione dell’opera e dalle fonti si evince infatti che Sogliani «nel convento de’ frati di San Marco fece ancora in fresco un cenacolo di frati, ch’è quando San Domenico si mette a tavola, e senza che vi sia pane, fatta l’orazione vengono due angeli in terra che ne portano loro. E sopra vi fece un Crocifisso con l’arcivescovo Santo Antonino ginocchioni e Santa Caterina sanese di quello ordine, veramente pittura con molta diligenzia e con pulitezza lavorata, venendo questo da la pazienzia e da l’amore che portò a tale arte». Il dipinto è costituito di cinque figure nello spazio dedicato alla Crocifissione, da sinistra a destra: Sant’Antonino, la Madonna, Cristo in croce, San Giovanni Evangelista e Santa Caterina da Siena; e di altre quindici nell’area relativa al Miracolo: San Domenico seduto al centro della composizione e posto al di sotto di Cristo, i frati domenicani disposti a semicerchio (dieci seduti e due in piedi ai lati estremi dell’affresco, posizionati accanto ai bianchi pilastri di marmo) e due angeli dagli abiti luminosi e delicati con vibranti panneggi e ali distese (decorate con tonalità di verde, rosso, blu, tortora e pennellate di bianco), collocati in primo piano e in corrispondenza della Madonna e di San Giovanni Evangelista.

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Giovanni Antonio Sogliani, Crocifissione e Miracolo del pane di San Domenico, Firenze, Museo di San Marco, Refettorio grande

L’intero affresco è dunque diviso su due livelli (superiore e inferiore) ove, mediante l’abile impiego della prospettiva e sfruttando la profondità scenografica, sembra che tutte le figure oltrepassino la parete dipinta e rispondano in egual misura a un rigore geometrico-architettonico d’insieme. Sogliani attribuisce invero a tutti i soggetti ritratti dei gesti predefiniti, conferendo a ognuno di loro una chiara e specifica identità nella rappresentazione. Numerosi sono anche gli elementi decorativi introdotti dal Maestro nella sua opera per il raggiungimento di un’armonia complessiva: specchiature marmoree; basamenti; lesene; colonne; la finestra centrale che si apre ad infinitum alle spalle della Croce, della Madonna e di San Giovanni Evangelista, con un rarefatto paesaggio appena accennato in lontananza che è permeato di una luce e di un cielo quasi metafisici; il teschio ai piedi della Croce; l’archivolto decorato con motivi vegetali e antropomorfi, con tre tondi vuoti, che segue l’andamento a lunetta dell’arco; tre motivi decorativi vegetali (sei in totale) dipinti affianco ai due peducci sui quali si imposta la volta; i gigli e il libro (attributi iconografici di Santa Caterina); la tavola centrale nel suo umile allestimento; la panca in legno sulla quale siedono i frati e San Domenico; la candida tovaglia; i bicchieri trasparenti, quasi impercettibili, con ciotole e piatti; la brocca; la mezzina; i pani. Infine, nei tondi sui finti pilastri laterali sono dipinte due iscrizioni in lettere capitali: A. S./M (sul pilastro di sinistra); D/XXX/VI (sul pilastro di destra). L’affresco, nella sua eterea e malinconica solennità, culmina nella potente immagine della Croce di Cristo che si erge tra due possenti colonne delle quali, tuttavia, non è concesso osservare la continuazione plastico-strutturale che termina sino ai capitelli.

Sogliani raggiunge con quest’opera una virtuosa maturità artistica che inevitabilmente si riflette nella sua pittura, ora più schematica, geometrica, solida e nettamente più nitida rispetto ai lavori precedenti. Ciò è dovuto all’applicazione dello sfumato leonardesco utilizzato per dipingere le figure, a una precisa resa dei panneggi, più complessi e definiti, e a un equilibrio cromatico di matrice manierista che riveste l’intero dipinto.

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Giovanni Antonio Sogliani, Crocifissione e Miracolo del pane di San Domenico, Firenze, Museo di San Marco, Refettorio grande, particolare

La storia di questo straordinario affresco è il risultato di una genesi alquanto travagliata. Sogliani, narra Vasari, chiamato dai frati della Basilica di San Marco ad affrescare la parete del Refettorio, propose loro di dipingere una Moltiplicazione dei pani e dei pesci della quale sono pervenuti molti disegni preparatori, oggi conservati presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi (si vedano i numeri: 6617 F, 17012 F, 17029 F, 17062 F, 17063 F, 17065 F). Ciononostante, i frati domenicani rifiutarono questo progetto originario e Sogliani decise perciò di sostituire il programma iniziale con quello attuale che comprende la Crocifissione e il Miracolo del pane di San Domenico, entrambi uniti in un impianto che deriverebbe dal Cenacolo di Pietro Perugino nel refettorio dell’exconvento di Sant’Onofrio (detto anche delle monache di Foligno) a Firenze di cui gli Uffizi custodiscono varie copie (numeri 17027 F, 17061 F, 17064 F, 17066 F, 17068 F).

Giovanni Arsenio

 

Bibliografia

GIORGIO VASARI, Delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori. Primo Volume della Terza Parte, In Fiorenza, Appresso i Giunti, 1568, pp. 189-194.

Giovanni Antonio Sogliani (1492-1544). Il capolavoro nascosto di Mandralisca, a cura di Vincenzo Abbate, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2009.

Giorgio Vasari. Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, Firenze, Lorenzo Torrentino, 1550, a cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, Torino, Einaudi, 2015, vol. II, pp. 759-761.

RICCARDO GANDOLFI, Le Vite degli artisti di Gaspare Celio. «Compendio delle Vite di Vasari con alcune altre aggiunte», Firenze, Olschki Editore, 2021, p.198.

 

Sitografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-antonio-sogliani_%28Dizionario-Biografico%29/

https://euploos.uffizi.it/inventario-euploos.php?aut=Sogliani+Giovanni+Antonio

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900281249

https://catalogo.beniculturali.it/Agent/f9561cdf04f319c69bdf98a6f2e38f0

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