Anton Francesco Gori, un erudito eclettico nel Chiostro di Sant’Antonino

Il visitatore che all’interno del Chiostro di Sant’Antonino decidesse di prestare attenzione alle lapidi funerarie, troverà poco dopo l’ingresso, sulla parete sinistra, il monumento funebre di Anton Francesco Gori (1691 – 1757).

Questa figura di erudito conoscitore, oltre che di raffinato collezionista, è stata più volte approfondita in ambito accademico ma merita di essere nuovamente presa in considerazione per il suo grande contributo dato alla storia del collezionismo e anche alla Chiesa di San Marco.

Nell’epigrafe in latino che lo stesso Gori compose, collocata subito sotto il busto che lo ritrae affabile e sussiegoso, sono enumerati i suoi molteplici interessi e onoreficenze: 

AD ANTONIO FRANCESCO GORI / PREVOSTO DEL BATTISTERO DELLA CATTEDRALE DI FIRENZE/ TEOLOGO DELLA PATRIA UNIVERSITÀ / E PROFESSORE DI STORIA / PER AVERE EGLI – ISTRUITO FIN DALLA PRIMA GIOVINEZZA NELLE LETTERE SACRE E NELLE PROFANE SIA GRECHE CHE LATINE – / CON GLI SCRITTI SUOI ILLUSTRATO OGNI GENERE DI ANTICHITÀ E SOPRATTUTTO LE ETRUSCHE / LE QUALI ERANO NON SOLO IGNOTE MA SENZA SPERANZA DI MUTAR STATO / E PER AVERNE EGLI CON DISPENDIO PRESSOCHÈ SMISURATO IN RAPPORTO ALLE PRIVATE SUE RISORSE / DIFFUSO NOTIZIA PER L’ORBE INTERO / E PER AVERE EGLI CON LA COSTITUZIONE DI UN’INGENTE BIBLIOTECA E DI UN MUSEO / PROVVEDUTO ALLA PERPETUAZIONE E PROPAGAZIONE DELLA SCIENZA / UOMO LEALE GIUSTO PROBO / CARISSIMO AI PRINCIPI ED ALLE PIÙ INSIGNI PERSONALITÀ NELL’ETÀ SUA FIORITE / VERSO TUTTI RICONOSCENTE E BENEFICO / A LUI, FRATELLO AMATISSIMO, GIUSEPPE CITTADINO FIORENTINO / COME DA TESTAMENTO [QUESTA MEMORIA] POSE / IN PACE FU DEPOSTO IL 21 GENNAIO DEL 1757 / VISSE ANNI 67, MESI 1 E GIORNI 13.

Ignoto scultore del XVIII secolo, Monumento funebre marmoreo ad Anton Francesco Gori

Nato a Firenze il 9 novembre del 1691, Gori trascorse la sua intera esistenza all’interno dei confini del Granducato di Toscana nel quale trovò numerosi stimoli per soddisfare la sua sete di conoscenza. Ordinato sacerdote all’età di 25 anni, la sua educazione fu indirizzata verso gli studi classici grazie anche alla frequentazione del grecista Anton Maria Salvini che istillò nel giovane erudito la passione per lo studio dei monumenti antichi e delle epigrafi. La prima fondamentale testimonianza di questa passione archeologica è la pubblicazione, a partire dal 1726, delle Inscriptiones antiquae in Etruriae urbibus extantes, che costituiscono una monumentale raccolta di iscrizioni antiche che l’appassionato Anton Francesco aveva trascritto con grande meticolosità grazie alla frequentazione delle varie collezioni antiquarie sparse nel Granducato.

Probabilmente il suo testo più importante, e forse il più celebre per gli storici dell’arte, è il Museum florentinum exhibens insignora vetustatis monumenta quae Florentia sunt, iniziato alla fine degli anni venti del Settecento e pubblicato, con dedica al Granduca Gian Gastone de’ Medici, a partire dal 1731. Si tratta di un’opera titanica che purtroppo Gori non riuscì a pubblicare nella sua interezza; infatti, prima della sua morte, avvenuta nel 1757, vedranno la luce solamente sei dei dieci volumi previsti e gli ultimi usciranno postumi nei decenni successivi.

Si tratta di una completa e accurata descrizione delle gemme antiche, medaglioni, iscrizioni, sculture antiche per le conoscenza delle quali lo studioso aveva attinto non solo all’ampia raccolta medicea, ma anche alle collezioni private più insigni e che ci fornisce un resoconto puntuale sul fenomeno del collezionismo antiquario a Firenze nella prima metà del XVIII secolo.

Contemporaneamente alla stesura del Museum florentinum, nel 1728 Anton Francesco Gori aveva atteso alla Descrizione della Cappella di S.Antonio arcivescovo di Firenze commissionatagli dall’allora presidente della Legazione di Urbino Alamanno Salviati che figura come autore dell’introduzione al testo con una dedica al Papa Benedetto XIII che nel 1730 gli conferirà il titolo di cardinale.

Giambologna, Cappella Salviati, veduta frontale, Basilica di San Marco

La Descrizione pone l’attenzione sull’importanza che ha avuto la famiglia Salviati nella costruzione di questo piccolo capolavoro che si trova nella basilica di San Marco, nel quale è conservato l’incorrotto corpo del Sant’Antonino Pierozzi – priore del convento di San Marco, nonché arcivescovo di Firenze, proclamato Santo nel 1523 dal Papa Adriano VI – e sui numerosi esponenti che i Salviati vantavano tra le file dell’Ordine dei Predicatori ai quali, tra l’altro, apparteneva anche il Pontefice. Non si può fare a meno di pensare, forse con un pizzico di malizia, che il testo si configuri come una sorta di captatio benevolentiae da parte di Alamanno Salviati per poter ottenere il titolo di cardinale. Questa ipotesi è supportata da una lettera scritta già nel 1718 dal pretendente al trono d’Inghilterra Giacomo Edoardo Stuart che era diventato amico del futuro cardinale durante i suoi viaggi, rivolta al Papa Clemente XI, nella quale si supplicava l’accesso al titolo cardinalizio per il suo sodale in virtù dei tanti buoni uffici che quest’ultimo aveva svolto per la Santa Sede.

Come detto prima, questo avverrà solamente nel 1730, più precisamente l’8 di febbraio, grazie a Papa Benedetto XIII e sarà anche una delle ultime azioni del Santo Padre, poiché morirà il 21 dello stesso mese, tredici giorni dopo aver ordinato cardinale Alamanno Salviati.

Giambologna, Cappella Salviati, veduta d’insieme

Al di là della vicenda politica, la Descrizione, corredata da bellissime incisioni eseguite dall’architetto Ferdinando Ruggieri, è un testo molto importante perché vi vengono narrate con dovizia di particolari le vicende legate alla costruzione della Cappella Salviati, un piccolo gioiello dell’arte fiorentina eseguita a partire dal 1580 su progetto del Giambologna, autore anche della decorazione scultorea insieme ai suoi collaboratori, e arricchita con opere di Alessandro Allori, Domenico Cresti detto il Passignano, Francesco Morandini detto il Poppi, Giovanni Balducci detto il Cosci e Giovanni Battista Naldini.

Il testo si conclude con la narrazione delle vicende relative alla traslazione delle spoglie di Sant’Antonino, avvenuta il 9 maggio del 1589, per essere collocate all’interno della cappella, al termine di una lunga processione che vide la partecipazione dell’intera élite aristocratica fiorentina unitamente al popolo, e la cronaca di questo avvenimento è emblematica per comprendere il fenomeno della devozione popolare nella Firenze del tardo XVI secolo.

Corpo incorrotto di Sant’Antonino Pierozzi all’interno della Cappella Salviati

 

Traduzione dell’epitaffio dal latino a cura di Sergio Amato

 

Per saperne di più:

A. F. Gori, Descrizione della Cappella di S. Antonino, arcivescovo di Firenze dell’ordine de’ predicatori, 1728

M. De Luca Savelli, La scultura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Volume II, Firenze, 1990, pp. 263-294

M. Scudieri, San Marco. Guida completa al museo e alla chiesa, Firenze, 1995, p. 11

F. Vannini, voce Gori Anton Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 58, 2002

C. de Benedictis, Contributo alla conoscenza del “Museo Gorio”, in L’epistolario di Anton Francesco Gori, a cura di C. De Benedictis, M. G. Marzi, 2004

P. Hurtubise, voce Salviati Alamanno, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 90, 2017

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...