I numeri di San Marco nella classifica dei musei italiani

Nel mondo odierno le classifiche, i dati numerici e le relative tabelle grafiche, le performances, rivestono com’è noto un ruolo di primo piano, praticamente in ogni ambito delle attività umane. Pertanto, la pubblicazione sul numero di aprile del Giornale dell’Arte della classifica mondiale dei musei più visitati nel 2022 suscita come di consueto grande interesse.

A dire il vero, personalmente non mi sono mai preoccupato più di tanto di questo aspetto, pur avendo lavorato per anni nei due musei fiorentini che da lungo tempo e stabilmente sono in testa alla graduatoria italiana degli ingressi nei musei: le Gallerie degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia. Ma in quegli anni – che poi sono ancora molto vicini a noi, poiché si tratta di quelli immediatamente precedenti la controversa riforma ministeriale del 2015 – credo di poter dire che i numeri non rivestissero ancora l’importanza attuale.

Chissà che in un futuro più o meno lontano non si abbia il coraggio e l’intelligenza di domandarsi se per i musei non sarebbe più “proficuo” lavorare con l’obbiettivo di raggiungere una presenza più rilevante sul piano qualitativo, anziché su quello quantitativo. Ma non è il caso di avventurarsi in questa sede su simili questioni, che oltretutto oggi suonerebbero di certo troppo controcorrente.

Al contrario, ora che dalla Direzione del Museo di San Marco – cui sono stato appena riconfermato dal nostro Direttore regionale dei musei della Toscana, Stefano Casciu, che ringrazio per la rinnovata fiducia nei miei confronti -, mi avvio verso la serena e felice conclusione della mia carriera di storico dell’arte del Ministero della Cultura, accolgo con grande soddisfazione il dato che vede il nostro museo al 73° posto nella graduatoria italiana dei primi cento. Sono stati 86.819 i visitatori dello scorso anno, il doppio rispetto all’anno precedente, in netta ripresa quindi, con la verosimile prospettiva di ritornare presto sui livelli pre-covid, vale a dire verso le 150.000 presenze. Il Museo di San Marco si conferma l’unico presente in questa classifica del vasto raggruppamento di quarantacinque siti dipendenti dalla Direzione musei della Toscana. Ma il dato risulta ancora più significativo se si pensa che noi siamo aperti solo al mattino, dalle 8,15 alle 13,50.

Museo di San Marco, Sala Capitolare

Tuttavia, il dato che stupisce in misura maggiore mi è balzato agli occhi vedendo la classifica particolare fornita dal Giornale dell’Arte relativa ai cosiddetti “Supermusei”, vale a dire quelli dotati di autonomia tecnico-scientifica e amministrativa. Orbene il Museo di San Marco, quanto a visitatori, supera ben tredici luoghi guidati da dirigenti di seconda fascia del Ministero della Cultura del rilievo storico e collezionistico della Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo archeologico nazionale di Taranto, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e la Pinacoteca Nazionale di Siena.

Cenacolo del Ghirlandaio, visitatori davanti al video di Armondo Linus Acosta, Angelico’s Communion

Verrebbe allora da chiedersi sulla base di quali criteri si siano moltiplicati gli istituti autonomi diffusi sul territorio per opera della riforma Franceschini, a scapito – come è ben noto ormai per opinione sempre più condivisa – delle strutture territoriali della tutela e dell’Amministrazione del nostro patrimonio straordinariamente diffuso in ogni angolo della Penisola. Parlo ovviamente soprattutto delle Soprintendenze, oggi nell’occhio del ciclone e spesso vituperate, che sarebbero certamente da aggiornare sotto molteplici aspetti, ma che potrebbero tornare a costituire ancora oggi una gloriosa, insostituibile peculiarità dell’approccio italiano alla tutela e alla manutenzione dei nostri monumenti.

E visto che il Giornale dell’Arte non trascura naturalmente di offrire anche una classifica mondiale delle piattaforme più popolari di social media dei grandi musei del mondo, non mancherò di sottolineare che anche da questo punto di vista i numeri di San Marco sono tutt’altro che trascurabili.

Ma in conclusione, dal momento che sono uno storico dell’arte e un direttore “vecchio stile”, che fortunatamente è prossimo alla pensione, non posso fare a meno di ribadire il “dato” che da sempre, al di là dei numeri e delle classifiche, mi soddisfa maggiormente anche a proposito del Museo di San Marco: quello relativo cioè ai nuovi allestimenti, ai restauri, alle nuove opere esposte, alle mostre e alle pubblicazioni, agli adeguamenti degli impianti di illuminazione e di monitoraggio climatico, che sono stati realizzati negli ultimi tre anni e che stiamo continuando a programmare per l’immediato futuro.

Angelo Tartuferi

Sala dell’Angelico, Armadio degli Argenti

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