Al Museo di San Marco la riscoperta del plastico dell’assedio di Ostenda

Uno degli assedi più lunghi e sanguinosi della storia moderna fu quello della città portuale di Ostenda sul Mare del Nord, oggi in Belgio, durante la guerra degli Ottanta anni (1568-1648), in cui si contrapposero la Spagna e le Province Unite dei Paesi Bassi, repubblicane e riformate, che si erano ribellate al dominio della cattolica monarchia spagnola. L’assedio degli spagnoli si protrasse per più di tre anni (1601-04) e se alla fine Ostenda cadde, il prezzo per la Spagna fu tuttavia altissimo in termini di costi umani ed economici.

Agli ultimi due anni di assedio, dalla parte degli assedianti, partecipò assieme ad altri fiorentini anche Don Giovanni de’ Medici, figlio naturale di Cosimo I, uomo d’armi e architetto, che attraverso una fitta corrispondenza teneva aggiornato il Granduca di Toscana Ferdinando sull’evolversi della guerra.

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Don Giovanni de’Medici (1567-1621). Anche se la sua partecipazione all’assedio si limitò al ruolo di consigliere militare per i “maestri di campo” italiani, le sue lettere da Ostenda sono di estremo interesse per conoscere gli eventi e i protagonisti della guerra.

The Exciting News of Ostend (1601-04): How Florentines Seized the Siege (Le emozionanti notizie di Ostenda, 1601-04: come i Fiorentini “catturarono” l’assedio): è il titolo di una mostra virtuale in lingua inglese, realizzata da Euronews Project e The Medici Archive Project, che mette in evidenza l’importanza della corrispondenza di guerra nel caso esemplare di Ostenda, quando molti scrittori, poeti e diplomatici concorsero in modi diversi a comunicare fatti, sentimenti ed emozioni dei lunghi anni di assedio.

Il Prof. Brendan Dooley, storico del Rinascimento, dedica una sezione della mostra ad un’opera unica del suo genere, pressoché inedita, custodita al Museo di San Marco: un modello in rilievo della città di Ostenda durante l’assedio. Ne traduciamo una parte.

« Nell’ufficio del Direttore del Museo di San Marco, sopra la porta è appeso un modello plastico di legno e gesso dipinto con toni di ocra, verde e blu, largo quasi un metro e alto poco meno, che mostra una veduta a volo d’uccello di ciò che sembra, più che una grande città europea, una vera e propria fortezza, con dentro un accampamento militare.

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Le caratteristiche della struttura appartengono alla tipologia delle fortificazioni “all’italiana”, di forma pressoché stellata, con tratti di mura obliqui interrotti da grandi bastioni che avevano la funzione di deviare i colpi dei cannoni nemici e, al contempo, offrire a chi si difendeva postazioni lungo la cortina per sparare al sicuro dalla traiettoria dei proiettili degli assedianti. Tutto intorno corre un fossato pieno d’acqua, protetto da un muro esterno.

Questo plastico ha quasi quattrocento anni, mentre il convento di San Marco, dove oggi ha sede il museo, risale a quasi cento anni prima. Come è arrivato qui? I funzionari del museo stanno esaminando i documenti e attendiamo i risultati della ricerca. Una cosa è certa: il modello fu realizzato per Don Giovanni de’ Medici dal suo disegnatore di fiducia Gabriello Ughi, ingegnere e topografo, come sappiamo dalla relativa corrispondenza epistolare custodita all’Archivio di Stato di Firenze, risalente all’epoca in cui entrambi si trovavano a Ostenda o nei suoi pressi, durante uno degli assedi più sanguinosi di tutti i tempi.

Il documento rivelatore è una lettera di Don Giovanni al fratellastro Granduca Ferdinando I.

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Lettera di Don Giovanni al Granduca Ferdinando I, 9 aprile 1604. Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, vol. 5157, pp. 78r-79v

Oggetto della lettera sono i dipinti di battaglie (perduti) commissionati da Ferdinando per la villa di Artimino, pensati per destare l’ammirazione dei suoi invitati alle battute di caccia. Don Giovanni, dalle Fiandre e dall’Olanda, avrebbe provveduto a farli eseguire e a inviarli. Con i dipinti, doveva essere spedito anche “un bellissimo modello della villa e assedio di Ostenden”:

Ho mandato in Olanda il restante delle pitture che ho fatte fare per vostra altezza, e Isach Lus scrive che fra pochi giorni le manderà a Livorno con una nave di Amsterdam che partirà a quella volta, e con questa occasione gli mando ancora un bellissimo modello che Gabriello [Ughi] ha fatto della Villa e assedio di Ostenden, et è certo fatto di maniera che io spero che vostra altezza havrà grandissimo gusto a vederlo… »

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Gabriello Ughi, Plastico dell’assedio di Ostenda, 1604. Sulla destra si vede la diga costruita dagli assedianti spagnoli per bloccare i rifornimenti alla città; in alto si distingue il baluardo costruito dagli assediati per difendersi dagli attacchi; nell’angolo in alto a sinistra si vede la piattaforma sopraelevata, fatta di fasci di vimini e sabbia, eretta dagli assedianti per colpire più facilmente la città sottostante; all’interno della città si distingue la chiesa di San Pietro e la piazza d’armi.

“Sembrava dipinto” commentava don Giovanni de’ Medici, osservando l’assedio di Ostenda da un’altura vicina. Un dipinto molto realistico, come il plastico tridimensionale riscoperto al Museo di San Marco.

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Il convegno di presentazione della mostra

 

Credits

Dooley Brendan, Maurizio Arfaioli, Sara Mansutti, Wouter Kreuze, “The Exciting News of Ostend” Virtual Exhibition, 2021. https://www.euronewsproject.org/the-exciting-news-of-ostende/

Euronews Project (Prof. Brendan Dooley, Dr. Davide Boerio, Wouter Kreuze and Sara Mansutti) and The Medici Archive Project (Dr. Maurizio Arfaioli

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