Una nuova vita per il Refettorio grande del Museo di San Marco

«Il mio obbiettivo è di sostenere un’istituzione culturale all’anno, e sono lieto di annunciare che il Museo di San Marco è la mia scelta per il 2023. Ho visitato San Marco per la prima volta da bambino e ancora di recente, dal momento che ora trascorro più tempo a Firenze».

Così Michael W. Scherb, fondatore e amministratore delegato di Appian Capital Advisory, spiega le ragioni della sua cospicua donazione al Museo di San Marco per il restauro architettonico e il riallestimento del Refettorio grande. Filantropo, attivo nel campo delle arti e della cultura, Michael W. Scherb ha deciso personalmente di scommettere su San Marco e la valorizzazione di una parte delle sua collezione poco nota al grande pubblico, ma non per questo meno importante.

Si tratta di una collaborazione esemplare tra pubblico e privato, fondata sulla promozione del patrimonio culturale inteso come bene comune, in cui il pubblico, la Direzione regionale musei della Toscana, gestisce la progettazione, mettendoci le competenze tecniche e i saperi, e il privato sostiene tutto l’intervento, mettendoci i suoi capitali, senza porre condizioni. Ci sono precedenti illustri di questo tipo di mecenatismo a San Marco, grazie ai quali è stato possibile rendere più accessibile e inclusivo il nostro museo, migliorarne la fruibilità e soprattutto preservarne le opere: si pensi al glorioso restauro degli affreschi di Beato Angelico, finanziato quasi interamente dal barone Hans Heinrich von Thyssen, dal 1976 al 1983, e ai tanti restauri delle opere su tavola dell’Angelico, fino alla nuova sala intitolata all’artista domenicano, finanziati dai Friends of Florence.

I lavori di restauro e riallestimento del Refettorio grande dureranno circa un anno e saranno diretti da Stefano Casciu, Direttore dei Musei della Toscana, in collaborazione con Angelo Tartuferi, Direttore del Museo di San Marco, e progettati dagli architetti Andrea Gori e Raffaele Fuschino, per la parte architettonica. Un piccolo sacrificio per gli appassionati di Fra Bartolomeo, Suor Plautilla Nelli e la Scuola di San Marco che ci permetterà di avere una sala completamente rinnovata dal punto di vista illuminotecnico e del racconto museale, secondo i più aggiornati standard museografici.

Con il riallestimento del Refettorio grande continua l’aggiornamento delle sale del Museo, cominciato con la Sala del Beato Angelico nel 2020, proseguito con il Quartiere di Savonarola nel 2021 e la Sala del Cenacolo del Ghirlandaio nel 2022, per ottenere una maggiore leggibilità delle opere esposte e una più efficace comunicazione con il pubblico.

Movimentazione degli Angeli portacandelabro di Fra Paolino da Pistoia, Museo di San Marco

«Grazie alla generosa sensibilità e all’autentico entusiasmo di Michael Scherb, che ha accettato di finanziare il nostro progetto di recupero, restauro e nuovo allestimento del Refettorio grande del convento, possiamo proseguire nel piano di rinnovo e di rilancio del Museo di San Marco, che rappresenta forse meglio di qualunque altro luogo a Firenze il vertice del Rinascimento e del mecenatismo dei Medici nel Quattrocento – afferma Stefano Casciu, Direttore regionale musei della Toscana – La nuova sala, completamente riallestita, e il grande affresco del Sogliani restaurato, saranno certamente ulteriori motivi per visitare questo splendido museo. Ci attendiamo quindi un aumento dei visitatori ma anche un arricchimento dell’esperienza museale da parte del pubblico, anche internazionale, che potrà ancor meglio e più ampiamente apprezzare uno dei luoghi più affascinanti di Firenze».

Refettorio grande, movimentazione del dipinto di Giovanni Antonio Sogliani, Santa Elisabetta d’Ungheria

Il Refettorio grande era, all’origine, la sala usata quotidianamente dai frati del convento durante i pasti. Coperto da volte a crociera su costoloni, è tra le parti più antiche del complesso monumentale di San Marco. Stando alle cronache quattrocentesche del convento, i domenicani avevano “ereditato” dai silvestrini un monastero completamente in rovina, di cui erano rimasti in piedi solo la chiesa e il refettorio grande. Il progetto di ristrutturazione di Michelozzo, architetto di fiducia della famiglia Medici, aveva come punto fermo proprio il Refettorio grande, sul quale fece costruire il braccio est del dormitorio, destinato ai chierici, oggi su Via Giorgio La Pira. Il suo ultimo allestimento risale agli anni della direzione di Giorgio Bonsanti che vi collocò i dipinti della Scuola di San Marco, cioè degli artisti che si erano formati sotto il magistero artistico di Fra Bartolomeo. Successivamente, la stessa collezione fu ulteriormente riordinata da Magnolia Scudieri in occasione della mostra del 1996, L’età di Savonarola. Fra Bartolomeo e la Scuola di San Marco, a cura di Serena Padovani. Di recente, nel 2022, sotto la direzione di Angelo Tartuferi, la Scuola di San Marco si è arricchita di tre lunette di Suor Plautilla Nelli che hanno trovato una nuova casa nella Sala del Lavabo.

Dipinti di Giovanni Antonio Sogliani messi “a riposo”, Museo di San Marco

La parete di fondo del Refettorio grande è occupata interamente dall’affresco di Giovanni Antonio Sogliani, datato A(nno) S(alutis) MDXXXVI (1536), con la Provvidenza dei domenicani, nel registro inferiore, e Cristo in croce tra la Vergine e Giovanni Evangelista, in quello superiore; ai lati Sant’Antonino e Santa Caterina da Siena, santi fondamentali per l’Ordine domenicano. Il soggetto è una rivisitazione dell’Ultima Cena, tema ricorrente nei cenacoli fiorentini fin dal Trecento, di cui a San Marco c’è uno splendido esemplare dipinto da Domenico Ghirlandaio nel Refettorio piccolo, risalente al 1480. La scena del miracolo di San Domenico, fu suggerita a Sogliani dalla comunità dei domenicani di San Marco. Secondo la leggenda, San Domenico era in refettorio con i suoi confratelli senza niente da mangiare, né pane né vino. Il Santo pregò e due angeli apparvero con ceste colme di pane; un momento dopo, un domenicano sceso in cantina trovò le botti piene di vino. Anche l’affresco di Sogliani, legato al gusto e alla religiosità degli ambienti savonaroliani, sarà oggetto di un accurato intervento di restauro, la cui progettazione è affidata alla restauratrice Paola Ilaria Mariotti.

La restauratrice Paola Ilaria Marinotti, progettista dell’intervento di restauro, valuta lo stato di conservazione dell’affresco La Provvidenza dei domenicani di Giovanni Antonio Sogliani, Refettorio grande, Museo di San Marco

Nella sala si trovano altre opere del Sogliani, come una Madonna della Cintola; una Madonna, Sant’Agostino, Tobiolo e l’arcangelo Raffaele; Santa Brigida che impone la Regola e le tavole con San Francesco e Santa Elisabetta d’Ungheria. Un’altra Madonna della Cintola, proveniente dal vicino Convento di Sant’Orsola, altro complesso monumentale legato al mecenatismo mediceo, è opera di Ridolfo del Ghirlandaio. Altri dipinti cinquecenteschi appartengono alla Scuola di San Marco; tra questi le opere di Fra Paolino da Pistoia, come la Natività con sant’Agnese e un angelo, il Matrimonio mistico di Santa Caterina e Santi e una Pietà. Della raccolta fa parte anche una delle opere più rappresentative e commoventi di Suor Plautilla Nelli, Il Compianto sul Cristo morto con Santi.

Tutti questi dipinti su tavola, alcuni di grandi dimensioni, attualmente messi “a riposo” all’interno del Museo, saranno esposti e illuminati come non li abbiamo mai visti all’interno del nuovo Refettorio, un ambiente che sarà restituito alla sua bellezza architettonica originaria, senza le pareti in cartongesso che ormai avevano fatto il loro tempo, con più superficie calpestabile e una nuova e più solida pavimentazione. Una bella occasione per riscoprire la Scuola di San Marco, uno dei movimenti più importanti a Firenze, accanto al Manierismo, che nella prima metà del Cinquecento si fa espressione di un naturalismo popolare e un “classicismo devoto”, perfettamente coerenti con la visione mistica di Girolamo Savonarola.

Museo di San Marco, Refettorio grande come appariva agli inizi del 1900

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