A Maastricht, in Olanda, si svolge ogni anno la Fiera Europea di Belle Arti (TEFAF), fra le più importanti manifestazioni mondiali di mercato d’arte e antiquariato. L’edizione 2016 (11-20 marzo) presenta, in mostra, una selezione di stampe e disegni prestati dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Su tutti, si distinguono i bellissimi disegni di Fra Bartolomeo, anteprima dell’importante esposizione olandese che, a partire dal prossimo autunno, inaugurerà le celebrazioni dedicate al frate pittore, a 500 anni dalla morte.
Collecting Collectors è il titolo della piccola ma accurata selezione di disegni e stampe del Museo Boijmans di Rotterdam in mostra al TEFAF 2016 di Maastricht, con opere di grandi artisti quali Dürer, Luca di Leida e Rembrandt, per non dire di Cézanne, Dalí e Magritte. Ma il protagonista indiscusso è Fra Bartolomeo, frate domenicano e maestro fiorentino a cavallo fra Quattro e Cinquecento, punto di riferimento per molti artisti del suo tempo (si pensi a Raffaello), ma ancora poco noto al grande pubblico. Il Museo Boijmans, non a caso, vanta la più grande collezione al mondo di disegni del frate pittore: 500 soggetti disegnati su 401 fogli (il Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi ne conserva 215).


Una mostra importante
L’esposizione di Maastricht, in realtà, è solo un’anticipazione della grande mostra, intitolata “Fra Bartolommeo. The Divine Renaissance”, che si aprirà presso il museo di Rotterdam il prossimo 15 ottobre (fino al 15 gennaio 2017), prima manifestazione dell’”anno di Fra Bartolomeo”, a 500 anni dalla morte (1517-2017). Per il momento, è stato reso noto che saranno esposti un centinaio di disegni e una selezione di dipinti, fra cui “due grandi pale d’altare che non hanno mai lasciato l’Italia” (una, con ogni probabilità, è la splendida Madonna della Misericordia del Museo di Villa Guinigi a Lucca). Si annunciano prestiti dagli Uffizi, dalla Galleria dell’Accademia e dal Museo di San Marco, oltre che da istituti internazionali. Il tema centrale della mostra sarà “il processo creativo che conduce l’artista a realizzare i suoi dipinti partendo dal disegno, sia per quanto riguarda l’insieme, sia per i singoli dettagli”.

da Firenze all’Olanda
L’opera grafica di Fra Bartolomeo costituisce un unicum nell’arte rinascimentale. L’inventario dei beni del frate pittore, redatto dopo la sua morte (1517), contava ben 830 disegni e 12 libri di schizzi, una raccolta senza eguali che l’artista aveva provveduto a conservare, ad uso proprio e della bottega. Ne fu erede il suo allievo più importante, Fra Paolino da Pistoia, il quale poi, a sua volta, lasciò tutto a Suor Plautilla Nelli, pittrice domenicana. Alla morte di lei (1588), la raccolta rimase nel suo convento fiorentino, Santa Caterina di Cafaggio in Piazza San Marco, fino a quando, attorno al 1727, una parte cospicua (circa 500 disegni) fu acquistata dal celebre collezionista di opere grafiche Francesco Maria Niccolò Gabburri e trasferita nel palazzo fiorentino di via Ghibellina. Il Gabburri riunì i fogli in due album rilegati in pelle (chiamati “M” e “N”), mentre in un terzo album (chiamato “C”) raccolse i disegni di paesaggio, acquistati separatamente come opere di Andrea del Sarto (ma oggi riferibili a Fra Bartolomeo). Dopo la morte del Gabburri la raccolta fu divisa. Se l’album “di paesaggi” fu smembrato e i fogli venduti separatamente, i primi due album (“M” e “N”) furono acquistati da illustri collezionisti (Thomas Lawrence, Re Guglielmo II d’Olanda, Franz Koenigs), per poi giungere, nel 1935, al Museo Boymans. I fogli, separati dalla rilegatura per una migliore conservazione, sono 401 (con circa 500 disegni, in nero o in rosso): schizzi d’insieme, studi per figure e gruppi di figure, schizzi di teste, braccia o gambe, raramente mani e piedi.


L’importanza dei disegni
Come si legge nel catalogo del museo di Rotterdam, i disegni di Fra Bartolomeo, ci aiutano a comprendere “i metodi di lavoro dell’artista, la sua capacità, creatività e inventiva. Dopo avere realizzato uno schizzo d’insieme, elaborava le figure e i gruppi in studi distinti, utilizzando a volte una griglia per trasferire i disegni in scala sulla tela o sulla tavola”. Per quanto riguarda l’utilizzo di modelli dal vero, se i collaboratori, o anche i confratelli, potevano servire per le figure maschili, per quelle femminili, stante il divieto di introdurre modelle in botteghe conventuali, si utilizzavano manichini. Come annotava lo studioso Chris Fischer nel catalogo della mostra fiorentina su Fra Bartolomeo (1996): “Tutto lascia pensare che il Frate, analogamente a Raffaello, consultasse i vecchi disegni al momento di intraprendere una nuova opera. L’ampio materiale conservato mostra inoltre un artista estremamente sistematico, che seguì durante tutta la vita lo stesso modello di lavoro e, tra l’altro, disegnò molto raramente sul verso di vecchi disegni”.

“Fra Bartolomeo – citiamo ancora Chris Fischer – ci ha lasciato una produzione grafica di proporzioni sorprendenti, la più ricca in assoluto di un artista del Rinascimento. Tale patrimonio di disegni eseguiti in tutte le tecniche conosciute ai suoi tempi, oltre a costituire di per sé un complesso di qualità altissima, spesso ammirato dalla critica ancor più dei suoi dipinti, consente di analizzarne il processo creativo in tutte le sue fasi”.
Non c’è dubbio che la mostra di Rotterdam, così ricca di motivi di interesse, e la sua anticipazione al TEFAF di Maastricht, rappresentino una proposta importante e di assoluta qualità per inaugurare l’anno dedicato a Fra Bartolomeo, a 500 anni dalla morte. Ci auguriamo, sinceramente, che anche i musei italiani facciano la loro parte e non perdano questa occasione. Il 2017, a dire il vero, non è poi così lontano.
Alessandro Santini
Per saperne di più
TEFAF (The European Fine Art Fair)
Chris Fischer, Fra Bartolomeo disegnatore, in “Fra Bartolomeo e la Scuola di san Marco”, Marsilio, 1996, pp. 13-17.
