Laureata in Storia dell’Arte all’Università di Bologna, perfezionatasi in Storia dell’Arte Medievale e Moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, Marilena Tamassia ha diretto il Museo di San Marco dal 2015 al 2020, nel passaggio cruciale dal Polo Speciale Fiorentino al Polo Museale della Toscana (oggi Direzione regionale musei della Toscana), avvenuto nel 2014 con la riforma Franceschini dei Beni Culturali.
Entrata nel 1987 nel Gabinetto Fotografico, ha diretto questo ufficio dal 1998 al 2015. Successivamente ha diretto anche Palazzo Mozzi Bardini e la Villa medicea di Cerreto Guidi, dal 2010 al 2015. È stata docente di Storia dell’Arte presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze fino al 2007. Curatrice di mostre, restauri e pubblicazioni, la direzione del Museo di San Marco di Marilena Tamassia si è caratterizzata soprattutto per un’intensa attività di divulgazione scientifica, attraverso una serie di conferenze dei più autorevoli esperti sull’arte di Beato Angelico, l’avvio della collana dei Quaderni del Museo di San Marco, il dialogo con i licei del territorio per i progetti di Alternanza Scuola-Lavoro, e un’attenzione particolare per le visite guidate. Nel 2017 ha promosso e coordinato un convegno internazionale su Fra Bartolomeo, in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista. Prima del pensionamento si è dedicata al riallestimento della nuova Sala del Beato Angelico, realizzata con il sostegno dei Friends of Florence, in seguito curata e inaugurata nel dicembre del 2020, in piena emergenza pandemica, da Angelo Tartuferi, che le è subentrato nella direzione del Museo. Emiliana di origine – è nata a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena – e fiorentina di adozione, Marilena Tamassia unisce alla naturale socievolezza della sua terra una sapida ironia tutta toscana. Dopo Giorgio Bonsanti e Magnolia Scudieri, abbiamo chiesto a Marilena Tamassia il suo punto di vista su San Marco.
Quale è, a suo parere, dottoressa Tamassia, la specificità di un museo come San Marco?
A mio parere la specificità di San Marco si deve al fatto che si tratta di un museo collocato nel convento domenicano dove molte opere d’arte sono ancora nel luogo per il quale sono state create. Il convento è affrescato nelle celle dei dormitori e negli altri ambienti comunitari da Beato Angelico, grande artista e confratello domenicano. Il convento è stato progettato da Michelozzo, architetto maestro del Rinascimento. Il complesso monumentale è giunto praticamente intatto fino ai nostri giorni. L’architettura del convento, dai chiostri alla biblioteca alle celle, è tra i maggiori gioielli rinascimentali ai quali Firenze deve la sua fama. Questa natura di convento, nel quale ancora oggi si abbracciano arte, architettura, spiritualità, rendono questo museo non un luogo nel quale sono esposte opere d’arte provenienti da tanti luoghi diversi, ma un unicum dal fascino assolutamente imperdibile e coinvolgente.
Quali considera i suoi punti di forza e le sue criticità?
Come dicevo prima, l’architettura rinascimentale del convento e la bellezza degli affreschi e delle opere su tavola e miniate del Beato Angelico, giunte quasi intatte sino a noi, sono il punto di forza. Una criticità, alla quale non è semplice porre rimedio, sono i suoi orari di apertura (San Marco è aperto solo di mattina, n.d.r.).
Come si presentava il Museo quando ne ha assunto la direzione tra il 2015 e il 2020?
Il museo è da secoli un luogo unico e irripetibile. Negli anni i precedenti direttori hanno effettuato importantissimi interventi di restauro delle opere d’arte, così come importanti lavori di ampliamento degli spazi museali, di consolidamento delle strutture architettoniche e di aggiornamento delle dotazioni tecniche. Dunque il museo si presentava in ottime condizioni, ma come si sa il tempo che scorre lascia qualche segno e quindi c’è sempre bisogno di aggiornare qualche spazio o aggiungere qualche altro restauro alla pur cospicua mole di lavoro svolta dai colleghi precedenti.
Quali sono stati gli interventi che ricorda con più piacere, da un punto di vista curatoriale, di riordino della collezione, di restauro, di ricerca scientifica nel periodo della sua direzione?
Ricordo con molto piacere il riallestimento della sala del Beato Angelico, da me progettata e poi realizzata da Angelo Tartuferi e finanziata generosamente dai Friends of Florence. E’ stata l’occasione per migliorare la presentazione delle opere d’arte su tavola del Beato Angelico e aggiornare la loro illuminazione. Nell’occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dalla fondazione del museo è rientrata la Pala di San Marco, capolavoro del Beato Angelico, restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure. L’intervento è stato diretto da Magnolia Scudieri. Io ho seguito il restauro del Giudizio Universale, sempre di Beato Angelico, operato da Lucia Biondi con il finanziamento del Rotary Club Certosa di Firenze. A questo restauro è seguita la pubblicazione di un approfondimento sull’opera. Ho dato inizio alla collana Quaderni del Museo di San Marco, il cui primo numero si è aperto con studi sull’Annunciazione affrescata dall’Angelico nel corridoio nord. Mi ha anche stimolato seguire il restauro dei tre tabernacoli di Santa Maria Novella, sempre dell’Angelico, confluiti poi in mostra all’Isabella Gardner Museum di Boston. Nel 2017 abbiamo organizzato, insieme a Serena Padovani, un convegno su Fra Bartolomeo, altro pittore domenicano presente nel museo, in occasione dei 500 anni trascorsi dalla sua morte. Oltre alle manutenzioni di lapidei, robbiane e altro, mi ha stimolato seguire il restauro di alcuni frammenti di affreschi staccati da palazzi signorili del Vecchio Centro di Firenze, palazzi poi demoliti. Costituiscono un’importante testimonianza di pittura murale profana del Tre-Quattrocento.
C’è qualcosa che avrebbe voluto fare e che per mancanza di risorse e tempo non è riuscita a realizzare?
Completare il riallestimento della Sala del Beato Angelico, che non ho potuto attuare per la chiusura del museo al tempo del Covid e il mio pensionamento.
Secondo lei è cambiato nel corso degli anni il pubblico di San Marco?
Il Museo di San Marco è storicamente sempre stato un museo di nicchia, visitato da un pubblico colto che ne coglieva l’unicità e l’atmosfera. Anche ora è visitato da un pubblico che sceglie di conoscere le sue opere d’arte e le sue atmosfere.
L’indice di gradimento dei visitatori di San Marco è tradizionalmente molto alto, però i numeri non sempre danno l’impressione che sia al centro dei grandi flussi del turismo internazionale. Perché, secondo lei?
Come dicevo è un museo visitato da un pubblico molto motivato, spesso costituito da stranieri. Sicuramente sarebbe opportuno avvicinare maggiormente il pubblico italiano e i giovani. Sarebbe opportuno cercare di captare i grandi flussi turistici della città.
Come si potrebbe valorizzare ulteriormente la collezione di San Marco?
Potrebbe essere utile organizzare un cospicuo numero di visite guidate e di conferenze volte ad approfondire le numerose opere d’arte del museo. A questo si devono affiancare mostre e pubblicazioni di approfondimento di singole opere o aspetti del Museo.
Oggi i maggiori musei del mondo utilizzano i social media a fini promozionali – per pubblicizzare eventi, restauri, mostre, nuove acquisizioni – ma anche per stabilire un dialogo con il pubblico. Cosa ne pensa?
Penso che sia utile e produttivo stabilire un dialogo, un contatto diretto con il pubblico, soprattutto dei più giovani, più abili e interessati ai social media. E’ sempre interessante avere un ritorno rispetto alle iniziative promosse. E’ anche molto utile promuovere la conoscenza del patrimonio conservato nel museo con post cadenzati nei diversi periodi dell’anno, continuando l’esperienza attuale.
Se lei potesse scegliere un’opera tra tutte quelle esposte a San Marco, la sua preferita, quale sceglierebbe?
Sono molto legata all’affresco dell’Annunciazione di Beato Angelico nel corridoio nord. Il grande affresco mi affascina per la maestria compositiva, l’uso del colore e la profonda spiritualità che emana da esso. È l’icona del Museo di San Marco e racchiude in sé tutte le qualità di artista di Beato Angelico, meritevole di figurare tra i giganti della pittura rinascimentale.

Quale artista della collezione, a parte Beato Angelico, secondo lei meriterebbe di essere maggiormente valorizzato?
A mio avviso un altro grande pittore ben rappresentato al Museo di San Marco e meritevole di maggiore attenzione è Fra Bartolomeo. L’artista, fondatore della Scuola di San Marco, si pone, per la grandezza della sua arte, in dialogo con pittori del calibro di Raffaello, contribuendo ad illuminare la scena della grande arte del primo Cinquecento.
Se le venisse data la possibilità di tornare a dirigere il Museo di San Marco e potesse gestire un budget di 1 milione di euro, quali sono gli interventi più urgenti cui si dedicherebbe?
Certo non tornerò a dirigere il Museo di San Marco, sono stata molto orgogliosa di averlo potuto fare per anni e considero questa esperienza come un grande privilegio. Dal mio personale libro dei sogni segnalo la progettazione e il riallestimento della porzione di convento da anni ottenuta dai padri domenicani. Qui potrebbero essere sistemati diversi servizi necessari al museo come guardaroba, nuova biglietteria, ascensore, altri bagni, nuovo ingresso. A questo si possono affiancare spazi da riallestire per collocare opere d’arte ora meno valorizzate, come gli affreschi del vecchio centro. Sarebbe bello arricchire il museo di questi spazi e servizi, che ne valorizzerebbero la fruizione e arricchirebbero la visita. Contemplerei anche la possibilità di aumentare il numero di persone addette al Museo per migliorare complessivamente l’offerta di visita di San Marco, senza esagerazione il museo più bello del mondo.

Bibliografia essenziale di Marilena Tamassia
Marilena Tamassia, Ieri, I musei, Allestimenti storici dei Musei fiorentini nelle immagini del Gabinetto Fotografico, Sillabe, Livorno 2014
Marilena Tamassia (a cura di), Salve Mater. L’Annunciazione di Beato Angelico a San Marco, “Quaderni del Museo di San Marco. Polo Museale della Toscana”, n.1, Sillabe, Livorno 2017
Marilena Tamassia, Il Convento di San Marco al tempo di Fra Bartolomeo («e questi il frate fu, che in terra pose / il corpo, e fra le stelle il nome scrisse »), in Fra Bartolomeo1517, a cura di Alessio Assonitis, Luciano Cinelli, Marilena Tamassia, Nerbini, Firenze 2017, pp. 47-60
Marilena Tamassia, The History of the Museo di San Marco, in Fra Angelico. Heaven on Earth, Isabella Steward Gardner Museum, Boston 2018, pp. 118-133
Marilena Tamassia, Sant’Antonino che adora il Crocifisso, in Nuovi studi e ricerche, “Quaderni del Museo di San Marco. Polo Museale della Toscana”, a cura di Marilena Tamassia, n.2, Sillabe, Livorno 2019, pp. 45-63
Marilena Tamassia, Una notte al museo. L’inquietante furto della Madonna della Stella, in Nuovi studi e ricerche, “Quaderni del Museo di San Marco. Polo Museale della Toscana”, a cura di Marilena Tamassia, n.2, Sillabe, Livorno 2019, pp. 65-87
Marilena Tamassia, Museo di San Marco Firenze. Capolavori e dintorni, Sillabe, Livorno 2019
Marilena Tamassia, Due affreschi dal Museo di San Marco alla basilica di Santa Maria Novella, “Kermes. Restauro e conservazione e tutela del patrimonio culturale”, n. 116, annata XXXII, ottobre-dicembre 2019 (pubblicazione 2020)
Marilena Tamassia, Spazio terreno e spazio celeste nella Pala di San Marco, in La Pala di San Marco del Beato Angelico: restauro e ricerche, a cura di Cecilia Frosinini, Edifir, Firenze 2021, pp. 35-49
Marilena Tamassia, Il Giudizio Universale del Beato Angelico al Museo di San Marco, in Il Giudizio Universale restaurato, a cura di Marilena Tamassia, “Quaderni del Museo di San Marco. Direzione regionale musei della Toscana”, n. 3, Sillabe, Livorno 2022, pp. 35-50
