L’omaggio di David Hockney a Beato Angelico nella grande mostra sull’artista britannico a Parigi

Tutta l’arte è contemporanea. Quante volte abbiamo udito o letto tale affermazione, senza tuttavia renderci conto – quanto meno immediatamente – della sua intrinseca profondità? Sin dalla sua prima manifestazione sulla Terra, l’arte ha dialogato con innumerevoli interlocutori e, per dirla con un altro maestro come Franco Battiato, tenderà sempre a superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce, al fine di vincere sul proprio invecchiamento, inevitabile, invece, per gli esseri umani. L’arte, dunque, non comunica esclusivamente con l’osservatore o con il suo creatore, bensì anche e soprattutto con l’ambiente circostante, quindi con il contesto e in relazione alle necessità (economiche, religiose, sociali) che, in un modo o nell’altro, hanno determinato la sua invenzione.

Una tra le numerose prove tangibili di tali premesse – dal valore apparentemente teorico – si può osservare nell’ambito della mostra di arte contemporanea David Hockney 25, allestita presso la Fondation Louis Vuitton di Parigi, che celebra il noto pittore britannico. Coinvolto personalmente in ogni aspetto della rassegna, David Hockney (Bradford, Regno Unito, 1937), affiancato dal suo partner e direttore dello studio Jean-Pierre Gonçalves de Lima e dall’assistente Jonathan Wilkinson, ha scelto infatti di concentrarsi sugli ultimi venticinque anni della propria carriera artistica (trascorsi principalmente nello Yorkshire, in Normandia e a Londra), includendo sia opere degli esordi sia lavori più recenti, con l’obiettivo di offrire al pubblico una singolare – e forse unica – visione del proprio universo creativo.

Inaugurata il 9 aprile e in corso fino al 31 agosto 2025, l’esposizione riunisce oltre quattrocento opere dell’artista, datate tra il 1955 e il 2025, tra cui dipinti provenienti da collezioni internazionali, istituzionali e private, incluse opere appartenenti alla David Hockney Foundation. È possibile riconoscere, pertanto, lavori eseguiti attraverso numerosi media e formati: dipinti a olio e ad acrilico; acquerelli; disegni a inchiostro, matita e carboncino; arte digitale, cioè lavori realizzati con l’iPhone, l’iPad e disegni fotografici; installazioni video immersive. Non solo, la pittura di Hockney attinge liberamente dall’arte antica e da quella contemporanea, con rimandi alle opere del primo Rinascimento, dai maestri fiamminghi all’Arte Moderna. Si veda, per l’appunto, una serie di riproduzioni datate al Quattrocento che costituiscono degli importanti riferimenti per la sua arte.

Nello specifico, quindi, nella Gallery 9 dedicata ai Dialogues Avec Les Peintres in cui si assiste al dialogo con altri maestri (Fra Angelico, Claude Lorrain, Cézanne, Van Gogh, Picasso, ecc.) della storia dell’arte che hanno segnato il suo linguaggio artistico, Hockney rivela un’insolita – eppure così comprensibile, nonché tipica degli artisti contemporanei attivi tra i secoli XX e XXI – influenza segnata dall’arte di Beato Angelico, vale a dire il suo personale tributo al Maestro italiano con l’opera intitolata Annunciation II, After Fra Angelico from The Brass Tacks Triptych del 2017, un acrilico su tela di imponenti dimensioni che riflette l’indiscutibile insegnamento del frate pittore che, anche a distanza di molti secoli, continua a riverberarsi nel macrocosmo del contemporaneo con cui scuote la momentanea staticità dell’attuale codex artis.

David Hockney, Annunciation II, after Fra Angelico from The Brass Tracks Triptych, 2017, Acrilico su tela (121,92 x 243,84 cm)

L’Annunciazione di Beato Angelico si trova così a dialogare con quella di Hockney, in un capovolgimento di linguaggi che nel pittore inglese si traduce in una visione non più bipartita, ma addirittura estesa lateralmente, ergo nella prospettiva medesima. Ecco che, allora, la solennità poetica del frate pittore, dei livelli cromatici e dell’eterea bellezza della scena dipinta, è tradotta da Hockney attraverso dei toni totalmente differenti, quasi dissonanti tra loro, soprattutto rispetto all’equilibrio cromatico di Beato Angelico con cui quest’ultimo eleva la semplicità della narrazione, delle figure e dei gesti a un livello tale che non può essere eguagliato. La loggia fiorentina descritta dal Maestro italiano, sacro luogo dell’annuncio, è riconfigurata dal pittore inglese in uno spazio a tratti metafisico, concettuale, ermetico, caratterizzato da un pavimento dai motivi vibranti e lineari che, al contrario, nell’affresco di Beato Angelico è dipinto in modo uniforme, disciplinato e regolare come l’intera composizione, sia da un punto di vista architettonico sia da un punto di vista cromatico. Inoltre, il magnifico prato verde e l’edenico giardino dell’Annunciazione fiorentina appaiono alterati nell’Annunciazione inglese: l’essenza cromatica che li contraddistingueva è ormai scevra di ogni austerità. Un’altra sottile ma fondamentale differenza è riscontrabile altresì nelle figure della Madonna e dell’Angelo: nell’affresco di San Marco, il Maestro italiano conferisce loro una presenza manifesta e nobile nell’ambiente circostante; nel dipinto esposto a Parigi, invece, esse sono uniformate da una lieve densità materica, sia nei contorni sia nelle forme, come se le loro fisionomie e corporeità fossero accennate quel tanto che basta per identificarle nella rappresentazione. Anche la cella dipinta alle spalle della Madonna di Beato Angelico sembra che venga inglobata – e quindi annullata della sua materialità strutturale – nell’azzurro dell’architettura della loggia di Hockney.

Beato Angelico, Annunciazione, Corridoio Nord, 1442 ca., Museo di San Marco, Firenze

Il rigore artistico e religioso di Beato Angelico è pertanto contrapposto al dinamismo figurativo e spaziale di David Hockney: da un lato, vige una contemplazione silente e solenne; dall’altro, i significati sono slegati dai princìpi plastici tradizionali.

L’arte, oggi più che mai, è contemporanea, poiché, ciclicamente, trascende i confini temporali e culturali in un momento storico cruciale, laddove gli artisti sono chiamati a esprimere nuovi linguaggi artistici e poetici liberi da ogni vincolo preesistente. Un’opera come l’Annunciazione di Beato Angelico, perciò, non è più regolata da leggi artistiche, sociali e religiose figlie del tempo in cui essa è stata creata. Al contrario, l’immagine dell’antico viene a declinarsi nell’eredità culturale (o figurativa) che, in modo perpetuo, fluisce nel contemporaneo e viceversa, garantendo quella stabilità storico-critica e visiva di cui necessita l’arte nella sua totalità.

Giovanni Arsenio

David Hockney, Bigger Trees near Water or/ou Peinture sur le motif pour le nouvel âge post-photographique (2007). Olio su cinquanta tele dipinte

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