Nuova luce sul Crocifisso dell’Angelico a San Domenico di Fiesole

Nella bella mattinata di sole del 7 marzo scorso mentre salivo in auto verso San Domenico di Fiesole, per vedere insieme a Carl Strehlke e a Simonetta Brandolini d’Adda l’affresco dell’Angelico con il Cristo crocifisso, sapevo che avrei provato una forte emozione. La stessa che si ripete sempre in questi casi, quando grazie ai ponteggi necessari per il restauro, si può sfiorare con gli occhi – e perfino con le dita, quasi mai si resiste dal farlo! – l’opera di turno vista chissà quante volte sui libri o nelle foto.

Da un paio d’anni a questa parte gli incontri ravvicinati con l’Angelico si sono ripetuti regolarmente, nell’ambito della preparazione della grande mostra che sarà aperta al pubblico il 26 settembre prossimo nella sede principale di Palazzo Strozzi a Firenze, a cura di Carl Strehlke, e nell’importante sezione del Museo di San Marco, co-curata da Stefano Casciu e da me. Tutti i numerosi e importanti restauri effettuati in questa occasione hanno consentito in primo luogo di approfondire la conoscenza di questo artista straordinario, e inoltre di confermare la sublime qualità esecutiva delle sue opere. E anche l’intervento sul Cristo crocifisso affrescato da Fra Giovanni da Fiesole all’interno di quella che era in origine la sala capitolare del suo amato convento fiesolano, dove aveva vestito l’abito domenicano intorno al 1420, oggi adibita a sacrestia della chiesa, non ha tradito le attese.

Gli antefatti virtuosi che hanno portato all’intervento conservativo sull’opera sono stati già riassunti in un bell’articolo di Elisabetta Povoledo comparso sul New York Times del 3 aprile scorso: l’autentico innamoramento per l’opera di due cardiologi fiorentini e di un loro collega americano, riuniti nell’Associazione Belacqua, con la famiglia Muller da un lato, e dall’altro l’apporto decisivo di un donatore olandese, Gerhard de Geer, che ha coperto in massima parte i costi, tutti riuniti grazie all’impegno prezioso di Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente dei Friends of Florence.

La chiesa e il convento di San Domenico furono arricchiti negli anni da un nucleo straordinario di opere dell’Angelico, l’unico che poteva gareggiare con il primato assoluto del complesso di San Marco: sull’altare maggiore era posto il grande trittico dipinto al principio degli anni Venti del Quattrocento, dopo il suo ingresso nel convento, che fu trasformato radicalmente nel 1501 da Lorenzo di Credi, e smembrato nell’Ottocento, con la dispersione della predella, dei pilastri laterali e delle parti apicali. Sull’altare sinistro del tramezzo si trovava la bellissima Annunciazione oggi al Museo del Prado di Madrid, mentre su quello di destra era collocata l’Incoronazione della Vergine del Museo del Louvre a Parigi.

Beato Angelico, Pala di San Domenico, Fiesole, Chiesa di San Domenico

Dal convento furono asportati anche due affreschi dell’Angelico, la Madonna col Bambino in trono fra san Domenico e san Tommaso d’Aquino oggi al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e la Crocifissione con i dolenti e san Domenico, che si trovava nel Refettorio, oggi anch’essa al Louvre. Nell’attuale sacrestia è conservato anche il frammento con la Madonna col Bambino, molto ridipinto, del quale fu recuperata però nel 1960 la sinopia, di grande qualità e sicuramente autografa.

Beato Angelico, Madonna col Bambino in trono tra i santi Domenico e Tommaso d’Aquino, affresco staccato, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage
Beato Angelico, Crocifissione del Refettorio del Convento di San Domenico a Fiesole, Museo del Louvre

Il grande affresco (cm 365 x 250) ora restaurato da Cristiana Conti e Alessandra Popple è quindi l’unica testimonianza murale rilevante dell’Angelico rimasta nell’amato ‘Conventino’ di Fiesole, così chiamato rispetto ai suoi fratelli maggiori di San Marco e, soprattutto, di Santa Maria Novella. Al pari del celeberrimo ciclo situato nel Dormitorio del convento di San Marco, esso fu dipinto esclusivamente per la devozione quotidiana dei confratelli. Tuttavia, mentre il complesso fiorentino è arrivato fino a noi in condizioni di conservazione molto soddisfacenti, l’affresco fiesolano ha subito pesanti vicissitudini, a cominciare dal 1566, quando fu scalpellato come si usava fare e poi imbiancato.

Dopo la disastrosa soppressione napoleonica del 1810, cui seguì la vendita del convento ai privati e un parziale rientro dei frati, si giunse alla nuova soppressione dello Stato italiano nel 1866. Nel 1879 i frati riacquisirono il convento e nel 1881 su iniziativa di Padre Raimondo Massini l’affresco fu riscoperto. Le indagini diagnostiche e le verifiche della superficie pittorica condotte dalle restauratrici hanno consigliato di eseguire prima di tutto un consolidamento dell’intonaco, che presentava pericolosi distacchi dalla parete in più punti.

Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, prima del restauro

Il restauro ha confermato che tutta la parte inferiore dell’affresco è completamente rinnovata, a cominciare dall’intonaco, come si poteva distinguere chiaramente anche dalle foto più antiche. La stesura pittorica del Cristo e della croce è invece originale, seppure con integrazioni qua e là dovute alla scalpellatura antica, e con abrasioni più evidenti nel volto del Cristo. Anche la tabella superiore con le scritte in ebraico, greco e latino è largamente integrata, al pari della bella cornice a finto marmo, con decorazioni a racemi, che tuttavia è ben conservata invece soprattutto nella parte superiore centinata.

Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, dettaglio volto

Nonostante questi problemi non di poco conto, il dipinto – come accade per ogni opera dei grandi artisti di ogni tempo -, offre ancora dei brani stupendi, che dopo il restauro risultano ancora più apprezzabili. Lo scorcio stupendo della testa di Gesù, inclinata frontalmente, in maniera che non trova riscontro nelle altre numerose Crocifissioni del pittore, con l’aureola crucisegnata che presenta i resti della doratura originale. E che dire del disegno bellissimo e straordinariamente sintetico della mano destra, che si richiude sul grosso chiodo che la trafigge? Non meno entusiasmanti risultano ancora oggi la verità materica del candido perizoma che si increspa al vento, oppure il particolare della peluria arricciolata sul petto, poco sopra la ferita sul costato che oggi appare quasi svanita.

Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, dettaglio mano destra
Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, dettaglio perizoma
Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, dettaglio petto

Seppure meno noto rispetto ai grandi capolavori dell’artista, il Crocifisso di San Domenico è stato commentato dai critici sin dal suo recupero alla fine dell’Ottocento. E al pari di molte delle opere angelichiane la sua vicenda critica appare assai controversa dal punto di vista dell’autografia e della datazione. In questa sede si riportano soltanto alcune opinioni: Luciano Berti (1964) lo colloca in prossimità del trittico per l’altar maggiore della chiesa e in rapporto dialettico con Masaccio; la datazione precoce intorno al 1425 è indicata anche da John Spike (1996). Al contrario, John Pope-Hennessy (1974) lo ritiene opera di un seguace del pittore e databile intorno alla metà del Quattrocento. Tuttavia, l’autografia dell’opera appare indiscutibile, mentre la datazione più plausibile sembra quella nella prima metà degli anni Trenta, come già indicato, tra gli altri, da P. Stefano Orlandi (1955) e da Salmi (1958), condivisa ora da Strehlke (comunicazione orale) e anche da chi scrive.

Il Comune di Fiesole, a seguito del restauro promosso dai Friends of Florence e in occasione della grande mostra di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco, si attiverà, in accordo con i frati domenicani, per agevolare la conoscenza e la visita all’opera da parte di un pubblico che si auspica sempre più numeroso.

Angelo Tartuferi

Beato Angelico, Crocifisso dopo il restauro, Sala Capitolare di San Domenico a Fiesole
Beato Angelico, Crocifisso, Fiesole, Convento di San Domenico, dettaglio cartiglio in ebraico, greco e latino

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