Un ponte tra Firenze e Bavay con l’arte di Beato Angelico

Nel novembre 2023 sono venuta al Museo di San Marco di Firenze per una ricerca artistica sugli affreschi del Beato Angelico. Il progetto ha beneficiato dell’Aide à la Création della Regione Hauts-de-France. Nel mio lavoro, che si tratti di dipinti, installazioni o anche di una riflessione più globale, mi piace interrogare la memoria dei luoghi e le temporalità associate; di fronte alla storia, alla storia dell’arte e alla mia storia individuale; spesso in riferimento a un patrimonio e alla sua riattivazione.

Accolta ogni giorno nel museo, ho disegnato in ciascuna delle 44 celle dei frati. Di fronte alle opere che Beato Angelico dipinse nel Quattrocento, attraverso una regolare ricerca quotidiana con matite e acquerelli su carta, mi sono immersa nell’ex convento domenicano, cella per cella, davanti alle scene della vita di Cristo, per cercare di cogliere ciò che vedevo e sentivo. Non si trattava di un semplice lavoro di copia, bensì di una ricerca volta a estrarre l’essenziale andando in profondità ed essendo presente.

Stando in situ, in quello che fu «l’atelier» di Beato Angelico, speravo di trovare il modo di impregnarmi della sua opera. Mi sentivo profondamente toccata dai colori, dalle composizioni, dalla luce, dalla semplicità e dalla grazia.

Questo percorso comportava altre domande. Cercavo anche di capire come, mantenendo solo linee, colori, dettagli e la traduzione della luce, potessi passare da una rappresentazione dell’invisibile e del religioso a un’astrazione carica di emozioni e di spiritualità. Da una pittura figurativa antica, volevo arrivare a una pittura astratta contemporanea che potesse dire quanto la pittura trascenda ciò che ci mostra. Volevo trovare una via, pervenire a un’estensione. Avevo anche l’obiettivo di partire da queste ricerche per realizzare un grande murale astratto al mio ritorno in Francia: mi era stata fatta la proposta da un istituto scolastico pubblico, il Collège Jean Lemaire de Belges de Bavay, di occupare un muro. Mi sembrava importante creare un ponte tra Firenze e Bavay, tra passato e presente, grazie a ciò che avrei imparato o scoperto a San Marco.

Dopo aver eseguito circa 200 disegni al museo, rimasi totalmente indecisa su come proseguire il lavoro, non sapendo quale dei miei disegni preferissero. Avendo passato così tanto tempo faccia a faccia con l’opera di Beato Angelico, mi sentivo così intensamente toccata da questa esperienza che non volevo soprattutto limitarla o sminuirla.

L’ultimo giorno, consapevole del conto alla rovescia che segnava la fine della mia presenza a San Marco, sono tornata a guardare tutte le celle, ho ridisegnato in alcune per cercare di scoprire ancora cose che mi fossero sfuggite. Quel mese di novembre era passato così in fretta! Sono anche tornata al piano terra per visitare ancora una volta la grande sala del museo in cui sono conservati i dipinti e le pale d’altare dell’artista. E poi è successo… Due piccoli dettagli, già notati il primo giorno, si sono rivelati come un’ovvietà: è a questo punto che io e Beato Angelico potevamo unirci. Questi piccoli dettagli ai piedi della Madonna della Pala di Bosco ai Frati erano due piccoli rettangoli astratti, due marmi colorati, che riecheggiavano le mie ricerche pittoriche per le tinte, le macchie e il dinamismo. Era questo che dovevo sviluppare. Avevo la risposta.

Beato Angelico, Pala di Bosco ai Frati, Firenze, Museo di San Marco

Di ritorno in Francia, i disegni sotto gli occhi, questi due dettagli occupavano tutti i miei pensieri. Li ho disegnati e ridisegnati. La sperimentazione grafica è proseguita con una serie di vernici acriliche su cartoni e su tele. Mi sembrava sempre più evidente che la pittura murale dovesse nascere da uno di questi dettagli e che non potessi ridurre l’opera di Beato Angelico ma aumentarla. Ho presentato due progetti al collegio Jean Lemaire de Belges di Bavay, ed è il dettaglio di sinistra che è stato approvato e che ho realizzato su un muro di 3,80 x 5,60 metri.

Con l’ingrandimento e la decontestualizzazione si è verificato uno spostamento. Quello che era solo un dettaglio è diventato «il soggetto», passando dal figurativo all’astratto, dal religioso al laico, dall’antico al contemporaneo, dal minuscolo al monumentale, dall’orizzontale al verticale, da uno spazio rappresentato a uno spazio reale. Il rapporto con il corpo è di fatto totalmente diverso, si trova proiettato nella pittura, immerso nei colori; grazie al cambio di scala, la percezione viene modificata. Lo spettatore vive un’esperienza estetica differente.

Il Progetto San Marco avviato a Firenze ha trovato una prospettiva concreta nel dipartimento francese del Nord, con la creazione di un grande murale. Da un insieme di affreschi religiosi del Quattrocento per un convento a un’unica pittura monumentale e astratta per un istituto scolastico degli Hauts-de-France. Fra Angelico rivolge ancora oggi un chiaro messaggio, propizio al raccoglimento, a chi guarda ciò che ha dipinto; ha saputo integrare i suoi affreschi negli spazi luminosi, semplici e funzionali dell’architettura conventuale domenicana progettata da Michelozzo su commissione della famiglia Medici. Le sue opere sono inscritte in un luogo e gli danno senso.

L’architettura dell’edificio La Rotonde de la Cité Scolaire di Bavay è molto contemporanea, con due parti originali che si combinano tra loro. Da un lato, un volume con tre piccole sale vetrate, incentrato su una grande curva, e dall’altro, un grande volume parallelepipedo. Un corridoio circonda il blocco arrotondato dell’edificio per condurre da sinistra alla terrazza passando per l’esterno, la grande sala rettangolare da destra si affaccia direttamente sulla terrazza aprendosi su un piccolo giardino privato. Una volta sulla terrazza, il murale si trova a sinistra. A destra un muro nero si affaccia sui colori del dipinto. Questo luogo, aperto verso il cielo, invita a rilassarsi e a godere di un’atmosfera calma e serena. La pittura murale è un invito alla contemplazione e al sogno interiore, nonché una transizione tra architettura e natura. Inoltre, l’edificio La Rotonde è destinato a ospitare eventi culturali legati alla musica. Il murale è stato completato il 22 aprile 2024.

Patricia Jeanne Delmotte

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